Oggi la notizia più importante arriva dall’Azerbaigian.
Qui, il governo ha arrestato combattenti di Wagner che avevano combattuto per la Russia in Ucraina, colpendo direttamente l’organizzazione più pericolosa del Cremlino. È una mossa audace che non si limita a rifiutare l’influenza russa nel Caucaso Meridionale, ma inizia attivamente a smantellare l’intera rete di potere post-sovietica di Mosca.

È la prima volta che un paese post-sovietico perseguita i propri cittadini per aver aderito a Wagner. I primi due mercenari, Ramil Aliyev e Ismayil Hasanov, avevano entrambi scontato pene nelle colonie penali russe prima di essere reclutati in Wagner nell’ambito del Progetto-K di Prigozhin e inviati a combattere in Ucraina. I due azeri sono accusati di aver usato armi da fuoco ed esplosivi in Ucraina, oltre ad aver tentato di reclutare altri per combattere con Wagner.


Un tribunale di Baku ha ordinato la loro detenzione, applicando norme penali solitamente usate per reati di mercenariato o terrorismo. Queste accuse vanno oltre la legge interna; rappresentano un avvertimento a tutti gli ex combattenti di Wagner: saranno trattati non come veterani, ma come criminali di guerra.


La decisione di perseguire i combattenti di Wagner fa parte di un più ampio cambiamento nell’atteggiamento dell’Azerbaigian verso Mosca. Piuttosto che allontanarsi silenziosamente, Baku sta ora prendendo di mira l’influenza russa su più fronti: militare, politico e informativo. Gli arresti non riguardano solo la giustizia o la legalità, ma mirano a tagliare le leve di pressione russe. Il Progetto-K è stato uno degli sforzi più controversi di Wagner, mescolando criminalità con guerra sostenuta dallo Stato. Attaccando ora questi individui, l’Azerbaigian criminalizza retroattivamente il coinvolgimento dei suoi cittadini nella struttura proxy russa.
Questa offensiva legale segue la decisione di Baku di etichettare Sputnik-Azerbaigian come una copertura dei servizi russi, accusando il suo staff di condurre campagne di guerra informativa e di costruire reti di influenza filo-Cremlino all’interno del paese.

Se quell’episodio riguardava il soft power, gli arresti di Wagner rappresentano qualcosa di diverso: segnano l’inizio di azioni legali dure contro gli operatori ibridi russi sul suolo azero. Nessun altro paese nella regione ha tracciato una linea legale così netta, rendendo questo un momento senza precedenti.
Le tensioni diplomatiche sono aumentate parallelamente, quando una delegazione russa guidata dal Ministro per le Situazioni di Emergenza Aleksandr Kurenkov ha visitato Baku a luglio con un messaggio diplomatico di Vladimir Putin; il presidente Ilham Aliyev ha rifiutato di incontrarli. Questo rifiuto è stato deliberato e profondamente simbolico nello spazio post-sovietico, dove la Russia si è tradizionalmente affidata a incontri in persona e diplomazia di canale secondario per mantenere la sua influenza.

Ma questa volta, l’Azerbaigian ha chiuso la porta; il rifiuto di ricevere l’inviato di Putin suggerisce che Baku non considera più la diplomazia russa né utile né necessaria. Segnala anche che l’Azerbaigian è pronto a lasciar deteriorare ulteriormente i rapporti se Mosca continuerà a spingere.

Nel frattempo, l’Azerbaigian rafforza i legami con l’Ucraina sia in modo pratico che simbolico. Recentemente Baku ha inviato attrezzature specializzate per lo sminamento alle forze ucraine, un supporto che sulla carta può sembrare modesto, ma che ha un peso strategico reale. Contribuisce direttamente alla capacità ucraina di bonificare le aree liberate, proteggere i civili e preparare le operazioni di controffensiva. L’Azerbaigian prende apertamente posizione a fianco dell’Ucraina su questioni chiave di sicurezza, mentre allo stesso tempo colpisce le reti occulte russe sul proprio territorio. E lo fa senza sollecitazioni occidentali, dimostrando che l’isolamento della Russia sta diventando autoalimentato.

Dietro tutto questo c’è un cambiamento più profondo; l’Azerbaigian non cerca più di bilanciare tra Est e Ovest. Sta scegliendo una parte, e lo fa con precisione chirurgica. Le azioni legali, la stretta sui media e gli sgarbi diplomatici fanno parte di una politica coerente mirata a smantellare l’influenza russa nel Caucaso Meridionale. Per Mosca, non si tratta solo di un mal di testa diplomatico; è una sconfitta strategica: il suo un tempo fedele alleato ora aiuta l’Ucraina, respinge gli emissari di canale secondario e arresta i combattenti di Wagner come criminali.

Nel complesso, la repressione contro Wagner non è solo una mossa legale interna; ridefinisce il quadro regionale. Trattando i mercenari russi come criminali anziché come veterani, Baku lancia un segnale al resto del mondo post-sovietico che le vecchie regole della dominazione russa non valgono più. Gli strumenti di potere morbido e duro della Russia vengono smantellati dall’interno, e l’Azerbaigian sta aprendo la strada.

Commenti