Oggi arrivano le notizie più importanti dalla Federazione Russa.
Qui, le forze ucraine stanno colpendo sistematicamente i sistemi di difesa aerea russi su centinaia di chilometri. Dopo mesi di preparazione, la strategia di Kyiv è ora pienamente visibile: distruggere radar, lanciatori e moduli di controllo fino a liberare i cieli e ottenere la superiorità aerea.

Alcune operazioni recenti rivelano la scala e la precisione dello sforzo ucraino, come nei pressi della città di Bohoyavlenka nella regione di Donetsk, dove un lanciatore russo Buk-M1 è stato localizzato in tempo reale. Un drone da ricognizione lo ha seguito fino a un edificio, prima che un drone bombardiere iniziasse a devastare il tetto, infine lasciando cadere un ordigno esplosivo direttamente sul sistema, causando una massiccia esplosione di munizioni.

A Zaporizhia, le forze ucraine hanno distrutto un raro modulo di controllo di un sistema di difesa aerea Barnaul-T, un nodo centrale che collega radar e lanciatori e può coordinare più lanci contemporaneamente. A Rostov, uno dei radar a lungo raggio Nebo-U della Russia è stato colpito durante la notte, con incendi confermati dai satelliti Nasa Firms.


Più a nord, un altro sito radar del sistema Sopka-2 a Voronezh è stato colpito, distruggendo presumibilmente l’antenna. E in Crimea, l’Ucraina ha neutralizzato i radar Podiet e Nebo-M, segno che anche i siti protetti in profondità nella penisola sono vulnerabili.


Questi attacchi coprono migliaia di chilometri ma condividono un chiaro obiettivo operativo: smantellare sistematicamente l’infrastruttura che mantiene funzionante la rete di difesa aerea. Eliminando i radar di allerta precoce e i moduli di coordinamento centrali, le forze ucraine creano lacune temporali nella rilevazione e nella risposta, accecando di fatto i missili connessi. Distruggendo i lanciatori d’intercettazione dotati di radar e modulo di controllo integrato, come i sistemi Pantsir o Buk, si indebolisce la capacità della Russia di colmare le falle nelle difese stratificate. Colpendo infine sistemi come il Barnaul-T, che coordinano dati radar, ordini di fuoco e persino asset esterni, si taglia l’intera struttura di comando e la capacità della rete russa di operare in sinergia. Più frammentata diventa la rete di difesa aerea russa, più le retrovie sono esposte agli attacchi successivi di bombardieri, droni o missili cruise ucraini.

Nei pressi di Orlivka a Donetsk, i droni da ricognizione ucraini hanno regolato il fuoco su lanciatori russi Osa e Strela-10, completato dall’artiglieria, un tipico ingaggio in prima linea contro sistemi a corto raggio. Droni bombardieri più pesanti vengono impiegati su obiettivi strutturali o veicoli senza corazza, come negli attacchi a Bohoyavlenka e Oleksiivka, dove hanno incendiato munizioni immagazzinate e dato fuoco a diversi lanciatori. I droni Shark assistono frequentemente nel localizzare e guidare questi attacchi verso i loro obiettivi.

Per obiettivi più profondi, vengono lanciati droni kamikaze a ala fissa per colpire installazioni radar a Rostov, Voronezh o Crimea. In rari casi, l’Ucraina utilizza anche i propri jet da combattimento per missioni SEAD e DEAD, volte a sopprimere o distruggere le difese aeree nemiche.

Filmati geolocalizzati mostrano già una di queste missioni, con un caccia Mig-29 che lancia missili cercatori di radar per colpire sistemi russi Tor e Buk a Zaporizhia. La portata e la varietà di questi strumenti mostrano che l’Ucraina non si sta solo migliorando, ma sta eseguendo una campagna coordinata multi-dominio per disabilitare le difese aeree russe.

La campagna continua quotidianamente e si è ora ampliata, come a Zaporizhia, dove più sistemi S-300V sono stati distrutti in attacchi separati a nord di Oleksiivka, con droni kamikaze che hanno eliminato un altro Buk-M3 nelle vicinanze. Nella Crimea occidentale, droni ucraini hanno preso di mira siti di relay vicino a posizioni note di difesa aerea, con marcatori di fuoco visibili persino nelle immagini satellitari. A Luhansk, i partigiani hanno fatto esplodere un gruppo mobile di difesa aerea russo che custodiva una base di riparazione, presumibilmente collegato a precedenti atrocità a Bucha.


A nord del confine, nella regione di Kursk, un sito missilistico SAM o superficie-aria russo è stato distrutto nei pressi del villaggio di Rzhava, segnando l’attacco confermato più a nord della campagna.

Dal Krasnodar Krai fino a Kursk, gli ucraini stanno colpendo le difese aeree russe creando una zona di eliminazione fino a 300 chilometri all’interno dei territori controllati dalla Russia.

Nel complesso, l’Ucraina non sta solo accecando le difese aeree russe, ma smantellando il sistema che le rende efficaci. I sistemi di difesa aerea russi non sono infiniti: ogni S-300 o Buk distrutto costa milioni per essere sostituito, richiede parti specializzate e mette sotto pressione un’industria militare già oberata nel soddisfare le esigenze belliche. Non si tratta di superiorità aerea nel senso classico di dominio dei caccia, ma di una demolizione completa di radar, moduli di controllo e asset d’intercettazione, per dare libertà di movimento all’aviazione ucraina lungo il fronte e in profondità nel territorio occupato, mentre l’offensiva aerea ucraina sembra solo intensificarsi.

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