Nuovo Record! L’Ucraina Colpisce 60 Obiettivi Energetici Strategici Russi!

Sep 26, 2025
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Oggi la notizia più importante arriva dalla Federazione Russa.

Qui, la campagna di droni a lungo raggio dell’Ucraina ha ottenuto risultati straordinari, smantellando di fatto un quinto del sistema di raffinazione del petrolio russo. Ciò che era iniziato come piccoli raid esplorativi si è ormai trasformato in una campagna su larga scala volta a distruggere la capacità della Russia di raffinare il petrolio a livello nazionale.

La regione più colpita è quella di Samara, dove uno sciame di 29 droni ha colpito la raffineria di Kuibyshev, uno dei maggiori produttori di carburante della Russia, seguito da una serie di attacchi ripetuti che hanno bloccato i lavori di riparazione e costretto a una lunga chiusura. Incendi si sono propagati negli impianti di idrogeno, nei serbatoi di stoccaggio e nelle unità di distillazione, mettendo completamente fuori uso l’impianto.

Pochi giorni dopo, la vicina raffineria di Syzran è stata colpita in un attacco coordinato che ha danneggiato l’unità AVT-6 e i principali serbatoi. Entrambi i siti sono stati colpiti sei volte in sei settimane, con gli ultimi attacchi mirati ai componenti sostitutivi, ritardando così qualsiasi progresso significativo nelle riparazioni.

A Saratov, i droni ucraini sono tornati tre volte in meno di tre settimane per colpire i terminali di stoccaggio e gli oleodotti di trasferimento, ripristinando di fatto i danni proprio quando i lavori di ripristino stavano iniziando.

Le raffinerie di Ilsky e Afipsky, nel territorio di Krasnodar, sono state anch’esse colpite cinque volte in totale nelle ultime sei settimane, interrompendo completamente la produzione. Gli attacchi più recenti hanno danneggiato nuove unità di cracking e di riformazione catalitica appena installate, a dimostrazione del fatto che l’Ucraina non si limita a ridurre la capacità, ma lavora attivamente per mantenere questi impianti non operativi.

In tutte queste località, il ritmo degli attacchi ripetuti è ormai parte integrante della campagna: gli impianti non vengono solo danneggiati, ma vengono sistematicamente mantenuti fuori uso. Le autorità russe hanno già iniziato a evitare la pubblicazione di calendari completi delle riparazioni, probabilmente per nascondere l’entità delle interruzioni interne e negare all’Ucraina ulteriori informazioni sui momenti opportuni per colpire. Non si tratta di eventi isolati: negli ultimi due mesi, l’Ucraina ha colpito almeno 15 grandi siti petroliferi, comprese raffinerie e stazioni di pompaggio in tutta la Russia.

Le stime più prudenti suggeriscono che oltre il 21 percento della capacità totale di raffinazione della Russia sia stata danneggiata o disattivata solo negli ultimi due mesi. A Volgograd, l’Ucraina ha colpito una raffineria che tratta oltre 15 milioni di tonnellate di greggio all’anno, la più grande della Russia meridionale. L’attacco ha provocato numerosi incendi nelle unità di lavorazione, costringendo a una chiusura d’emergenza che ha fermato le operazioni nella più grande raffineria del sud della Russia.

A Ryazan, incendi sono scoppiati in due dei moduli di raffinazione a più alta capacità, l’unità di distillazione atmosferica e sotto vuoto del greggio AVT-4 e l’unità ELOU-AT-6, entrambe danneggiate; insieme rappresentano gran parte della produzione giornaliera dell’impianto. Immagini satellitari degli attacchi a Volgograd e Ryazan hanno confermato incendi estesi e danni alle torri di raffinazione e ai serbatoi di stoccaggio, indicando una penetrazione riuscita nelle infrastrutture principali.

A Kirishi, una delle più grandi raffinerie della Russia nord-occidentale, i danni causati da un numero imprecisato di droni ucraini hanno ridotto la produzione fino al 40 percento.

A Ufa, uno dei poli di produzione di carburante più densi del paese, l’Ucraina ha colpito due raffinerie situate a pochi chilometri l’una dall’altra, poiché sia la raffineria Bovo-Ufimsky sia quella di Salavat sono state prese di mira. A Salavat, l’Ucraina ha incendiato l’unità di cracking AVT-4, che trasforma il greggio pesante in benzina e diesel, essenziale sia per le forniture militari che civili in tutta la regione. Nel Bashkortostan, a oltre 1.400 chilometri dall’Ucraina, lo stabilimento Gazprom Salavat è stato danneggiato in un raro attacco a lungo raggio con droni che ha completamente aggirato i sistemi di allerta precoce.

L’Ucraina ha colpito anche obiettivi ancora più lontani, nella Repubblica di Komi, dove droni hanno colpito vicino a Ukhta, il primo attacco confermato a infrastrutture collegate al flusso di petrolio artico russo; fino a ora questa regione era considerata ben al di là della portata possibile dei droni.

Anche stazioni di pompaggio e oleodotti sono diventati bersagli, come nella regione di Vladimir, dove la stazione di pompaggio di Vtorovo è stata colpita tre volte, interrompendo parte della linea di rifornimento di diesel verso l’anello di Mosca. In un’operazione separata, droni ucraini hanno colpito la rete di oleodotti Kuibyshev-Tikhoretsk, incendiando i nodi di pompaggio e interrompendo temporaneamente i flussi verso il terminal di esportazione di Novorossiysk. In termini pratici, ciò ha lo stesso effetto di colpire una raffineria: se il petrolio non può essere trasportato dentro o fuori, la produzione e l’output si fermano completamente.

Le ripetute ondate di attacchi non solo prolungano le interruzioni, ma esauriscono anche le squadre locali di risposta alle emergenze, e i tentativi affrettati della Russia di riavviare le operazioni dopo ogni attacco vengono spesso sfruttati dall’Ucraina, che a volte segue con ulteriori colpi per distruggere i componenti appena installati prima che possano entrare in funzione.

Nel complesso, gli effetti si sommano, poiché la Russia non sta solo perdendo la capacità di raffinazione principale, ma anche i sistemi di riserva che un tempo le consentivano di assorbire tali colpi. Il lento ritmo delle riparazioni, unito ai limiti legali sulla protezione delle raffinerie, lascia questi siti vulnerabili, e l’Ucraina può sfruttare questi cambiamenti.

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