Dal Mar Caspio al Mediterraneo, le navi russe vengono distrutte in quattro mari

Dec 24, 2025
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Oggi arrivano aggiornamenti importanti dall’Ucraina.

Qui, l’Ucraina è passata dal sanzionare su carta l’economia di guerra russa all’applicare effettivamente queste sanzioni su migliaia di chilometri e attraverso quattro mari interi, agendo autonomamente. Con attacchi aerei e navali condotti tramite droni contro petroliere russe e piattaforme petrolifere, l’Ucraina ha intensificato i propri sforzi su tre continenti per danneggiare la capacità della Russia di condurre la guerra.

Il Presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato che le sanzioni ucraine contro quasi 700 navi legate alla flotta ombra russa sono ufficialmente entrate in vigore. Queste navi rappresentano una larga fetta delle esportazioni di petrolio ed energia della Russia, ma aiutano anche nell’importazione di beni sanzionati, permettendo a Mosca di finanziare il conflitto. Secondo Zelensky, le navi operano sotto le bandiere di oltre 50 giurisdizioni, evidenziando quanto profondamente la Russia abbia integrato l’elusione delle sanzioni nelle reti di navigazione globale. I servizi di intelligence ucraini stimano che i partner occidentali abbiano già sanzionato 555 navi, e ora l’Ucraina sta sincronizzando le proprie misure con azioni concrete, inviando un messaggio chiaro: la navigazione illecita russa non sarà più sicura solo perché le navi navigano lontano dalle coste ucraine.

Innanzitutto, l’Ucraina ha dimostrato nel Mar Nero che queste sanzioni non sono simboliche, intensificando la campagna marittima colpendo le petroliere della flotta ombra con droni navali Sea Baby. I primi bersagli confermati sono state le petroliere sanzionate vicino alla costa turca mentre si dirigevano vuote verso Novorossiysk per il carico.

La campagna è proseguita con un attacco di alto profilo alla petroliera Dashan. Nonostante la navigazione ad alta velocità e il transponder spento, la nave è stata tracciata e colpita più volte, con filmati geolocalizzati dei droni ucraini che mostrano gravi danni alla poppa. Questi attacchi aumentano significativamente i costi assicurativi, scoraggiano gli equipaggi e riducono la capacità della Russia di muovere il petrolio in silenzio attraverso rotte sanzionate nel Mar Nero, ora reso pericoloso.

La pressione si è estesa al Mar d’Azov, dove l’Ucraina ha colpito direttamente le retrovie logistiche russe. Al porto di Rostov sul Don, la petroliera sanzionata Valery Gorchakov è stata colpita mentre si trovava accanto al terminal di trasbordo di prodotti petroliferi di Novoshakhtinsk.

L’attacco ha provocato un allagamento esteso della poppa, incendi a bordo e gravi danni ai compartimenti motore e timone. La petroliera ha iniziato ad affondare e ha dovuto essere circondata da barriere galleggianti mentre le autorità correvano a isolare la zona, dimostrando che anche i porti profondamente nelle retrovie russe non sono più immuni da ritorsioni.

L’Ucraina ha poi ampliato il campo di battaglia fino al Mar Mediterraneo, superando una soglia psicologica e operativa. Per la prima volta, l’unità Alpha del Servizio di Sicurezza Ucraino ha colpito una petroliera della flotta ombra russa in acque neutrali del Mediterraneo, a oltre 2.000 chilometri dal territorio ucraino.

In un’operazione a più fasi, droni aerei hanno colpito la petroliera Quendil con munizioni sganciate dai droni mentre era vuota, evitando così danni ambientali da fuoriuscite di petrolio. La nave ha subito danni strutturali critici e non può più essere utilizzata per il trasporto di petrolio. I funzionari ucraini hanno sottolineato che la nave era stata utilizzata per eludere le sanzioni e generare entrate per la guerra, rendendola un obiettivo legittimo secondo le leggi e le consuetudini di guerra.

È interessante notare che la capacità di condurre un’operazione così lontano dall’Ucraina ha sollevato sospetti su un possibile supporto occidentale del piano, o su punti di lancio ucraini in territori della Nato, aumentando la possibilità di attacchi con droni ucraini anche contro obiettivi russi nei Mari Baltico e del Nord.

Il quarto mare in questa campagna in espansione è il Mar Caspio, dove l’Ucraina ha preso di mira non solo il trasporto ma la produzione stessa. Droni a lungo raggio hanno colpito la più grande piattaforma petrolifera russa del Caspio, Filanovsky, fermando l’estrazione da più pozzi. Attacchi successivi hanno colpito due volte la piattaforma Korchagin e in seguito la piattaforma Rakushechnoye, costringendo a spegnimenti ripetuti. Nello stesso ciclo operativo, le forze speciali ucraine hanno attaccato la nave pattuglia russa Okhotnik, schierata per proteggere urgentemente le piattaforme, ma incapace di proteggere anche sé stessa.

Questi attacchi, condotti fino a 900 chilometri dal territorio ucraino, hanno interrotto la produzione offshore e costretto la Russia a deviare difese aeree e risorse per proteggere asset un tempo considerati intoccabili.

Nel complesso, le azioni dell’Ucraina attraverso il Mar Nero, il Mar d’Azov, il Mediterraneo e il Mar Caspio dimostrano una strategia deliberata di combinare sanzioni e forza. Colpendo sia le navi che trasportano il petrolio russo sia le piattaforme che lo estraggono, l’Ucraina prende di mira direttamente la linfa finanziaria dello sforzo bellico russo. Con nuovi mari aggiunti giorno dopo giorno, la campagna ucraina intensifica la pressione, poiché la Russia perde accesso ai propri acquirenti e a entrate importanti. Resta ora da vedere chi bloccherà il prossimo mare, molto probabilmente il Baltico; sia che ciò avvenga tramite le forze della Nato con controlli rigorosi, sia tramite le sanzioni cinetiche con droni dell’Ucraina.

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