Oggi, la notizia più importante arriva dall’Europa orientale.
Qui, un drone di tipo Shahed ha volato direttamente nello spazio aereo lituano, sorvolando la capitale, segnando una grave escalation nelle provocazioni aeree della Russia contro il fianco orientale della Nato. L’aeronautica polacca è già in stato di massima allerta ogni notte e ora anche il resto dei Paesi baltici si sta unendo, alzando quella che sempre più sembra una Cortina di Ferro nei cieli.

Di recente, un drone simile a uno Shahed è entrato nello spazio aereo lituano provenendo dalla Bielorussia e ha sorvolato le periferie di Vilnius, la capitale della Lituania, così vicino che i civili hanno potuto vederlo e filmarlo in volo. Inizialmente si è temuto che una munizione attiva avesse violato lo spazio aereo Nato, poiché gli Shahed sono spesso equipaggiati con testate a frammentazione, termobariche, incendiarie o a spoletta ritardata per causare il massimo numero di vittime e danni alle proprietà civili.


Fortunatamente, dopo un’analisi più approfondita dei filmati, l’oggetto è stato identificato come un drone-esca Gerbera, una piattaforma visivamente simile che la Russia utilizza sia per la ricognizione che per saturare le difese durante i suoi attacchi quotidiani contro le città ucraine.

Sebbene non fosse armato, il drone ha sorvolato direttamente una capitale della Nato, lontano da qualsiasi rotta logica verso l’Ucraina, rendendo chiaro che non si è trattato di un incidente.

Si è trattato invece di una decisione calcolata per testare i tempi di reazione della Nato, la copertura radar e la tolleranza politica a simili minacce e provocazioni aeree dirette, e, fatto cruciale, le forze lituane non lo hanno intercettato.

La Polonia, nel frattempo, è entrata in uno stato di allerta alta di routine, con le forze polacche e della Nato che fanno decollare caccia e alzano i sistemi radar ogni volta che la Russia lancia un attacco su larga scala contro l’Ucraina, cosa che ormai avviene ogni notte e sempre più spesso anche durante il giorno. Partner Nato, inclusi i Gripen svedesi, si stanno unendo alla Polonia nel mantenere uno stato di allerta durante questi attacchi, rafforzando la prontezza congiunta su tutto il fianco orientale. Sebbene queste allerte siano precauzionali, sono diventate la nuova normalità, poiché il confine polacco si trova direttamente dietro le rotte di avvicinamento dei missili e droni russi diretti contro le città ucraine occidentali. Questa vicinanza significa che qualsiasi malfunzionamento tecnico o deviazione di rotta potrebbe portare a una violazione diretta dello spazio aereo polacco, come già accaduto in passato, quando nel 2022 detriti di missili russi entrarono nel territorio polacco, o quando un missile di difesa aerea ucraino cadde in un campo polacco, uccidendo due agricoltori.

A differenza della provocazione calcolata su Vilnius, la Polonia affronta una tensione più costante di minacce notturne, con decolli di intercettori, attivazione di reti radar e allerte nelle aree civili senza sapere se ogni lancio possa portare oggetti militari a violare il suo spazio aereo. Nei Paesi baltici, Lituania, Lettonia ed Estonia dipendono da tempo dalla missione di Air Policing della Nato, con Ungheria, Italia e Spagna parte della rotazione attuale, mantenendo lo stato di prontezza rapida e integrandosi nel più ampio sistema di difesa aerea dell’Alleanza.

Tuttavia, il sorvolo non contrastato su Vilnius evidenzia i limiti della sola deterrenza, e la Lituania sta ora accelerando il dispiegamento di sistemi di rilevamento acustico dei droni sviluppati in Ucraina, cercando di colmare le lacune nelle sue reti di allerta precoce emerse con l’ultima violazione dello spazio aereo.

Allo stesso tempo, i Paesi baltici stanno rafforzando la loro prontezza sia per gli scontri aria-aria che terra-aria, ampliando i protocolli di addestramento congiunto, adattando le procedure di reazione rapida e integrando nuovi sistemi di rilevamento progettati per contrastare la minaccia di piattaforme senza pilota a bassa quota.

E in tutti e tre gli stati, tracciamenti radar, registri di disturbi elettronici e incursioni di droni vengono ora analizzati con un’unica ipotesi: che qualsiasi anomalia aerea possa rappresentare l’inizio di un conflitto più ampio. L’assetto emergente non è più quello di un monitoraggio passivo; con nuovi sistemi di rilevamento droni, protocolli di allerta congiunti e corridoi di volo civili rivisti, sta diventando proattivo, rinforzato e sempre più chiuso, una vera e propria Cortina di Ferro nei cieli.


Nel complesso, le ultime violazioni dello spazio aereo da parte della Russia stanno sempre più intensificando e rimodellando le difese orientali della Nato attraverso provocazioni calcolate e ripetute che mettono in evidenza le vulnerabilità, testano le soglie di tolleranza e costringono a reagire. L’incursione su Vilnius è un modello di come Mosca possa continuare a fare pressione sul fianco orientale della Nato, tentando di provocare gli stati membri fino a innescare un conflitto aperto. Mentre le allerte notturne della Polonia diventano routine e le difese aeree baltiche sono costrette a rafforzarsi, la domanda non è più se la Nato risponderà, ma fino a che punto arriverà la sua risposta, e man mano che questo schema si consolida, i cieli dell’Europa orientale non sono più un cuscinetto: stanno diventando la linea del fronte.

Commenti