La Più Grande Base Russa In Europa È La Prossima!

Aug 1, 2025
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Oggi, la notizia più importante arriva dalla regione baltica.

Qui, i voli di sorveglianza della NATO sopra Kaliningrad e gli esercizi con fuoco reale in Estonia suggeriscono che l’Europa non considera più l’exclave russa come una minaccia passiva. Al contrario, Kaliningrad viene studiata e monitorata, mentre i suoi vicini si preparano silenziosamente a uno scenario peggiore.

Recentemente, il servizio di controspionaggio militare tedesco ha riferito che i casi di spionaggio russo sono quasi raddoppiati nell’ultimo anno. I funzionari affermano che gli agenti di Mosca stanno usando strategie di copertura più aggressive ed entrano in Europa tramite paesi terzi come Serbia e Turchia per evitare di essere scoperti.

Allo stesso tempo, gli attacchi informatici e le campagne di interferenza politica sono aumentati negli stati baltici. Solo nell’ultimo mese, la Lituania ha segnalato spoofing GPS sui suoi aeromobili commerciali, l’Estonia ha denunciato attacchi coordinati alle infrastrutture statali e gruppi legati alla Russia hanno finanziato diverse manifestazioni politiche in Lettonia. Queste non sono provocazioni isolate; riflettono i segnali di allarme precoci che hanno preceduto le invasioni russe della Georgia nel 2008 e dell’Ucraina sia nel 2014 che nel 2022. Il modello è familiare, e il suo nodo centrale è Kaliningrad. Quasi ogni incidente di disturbo ai segnali, incursione radar o sonda con droni nella regione ha origine dall’exclave russa, rendendola il catalizzatore di qualsiasi nuova escalation.

Questa minaccia non è nuova, ma la sua urgenza sì. Kaliningrad è un’enclave russa fortemente militarizzata incastonata tra Polonia e Lituania, ed è da tempo una base di lancio per minacce contro la NATO. Sede delle navi della Flotta del Baltico, dei sistemi missilistici Iskander e di avanzate difese aeree, essa garantisce a Mosca una presenza costante in territorio UE. Durante precedenti crisi, la Russia ha usato Kaliningrad per simulare attacchi nucleari, condurre esercitazioni lampo e minacciare le rotte marittime nel Mar Baltico. Ma negli ultimi mesi è diventata anche un centro nevralgico per operazioni ibride, coordinando attacchi cibernetici, trasmettendo segnali di disturbo e testando la prontezza dello spazio aereo della NATO con frequenti sorvoli ad alta quota. In breve, Kaliningrad non è più solo una base; è un nodo di battaglia già operativo.

Ora l’Europa sta reagendo. Gli aerei di sorveglianza AWACS della NATO hanno iniziato voli continui sopra la Polonia e il Mar Baltico per monitorare l’attività militare di Kaliningrad. Nel frattempo, l’Estonia ha appena svolto i suoi primi esercizi con fuoco reale usando gli HIMARS forniti dagli Stati Uniti, parte di un acquisto di sei unità volto a potenziare le capacità di attacco a lungo raggio.

Gli esercizi si sono concentrati sul colpire posizioni simulate fortificate, come bunker e postazioni missilistiche, esattamente il tipo di asset concentrati a Kaliningrad. La Polonia, che ha ricevuto decine di sistemi HIMARS dagli USA, sta preparando capacità simili.

Per i membri della NATO in prima linea sotto la pressione russa, questi esercizi hanno un duplice scopo chiaro: prepararsi a missioni di contro-forza e mostrare un’effettiva deterrenza contro il potenziale offensivo di Kaliningrad. Pur non essendo stato divulgato alcuno scenario ufficiale, gli analisti interpretano queste esercitazioni come una prova generale per missioni serie di interdizione mirate a Russia: rilevare, colpire e disabilitare le piattaforme di lancio missilistiche dentro l’exclave.

Parallelamente, la Polonia ha aumentato le truppe dispiegate vicino al confine, mentre la Lituania accelera i lavori sulle barriere di confine rinforzate.

Se la NATO dovesse effettivamente affrontare Kaliningrad militarmente, la mossa iniziale sarebbe probabilmente una spinta coordinata di guerra cibernetica ed elettronica, volta a accecare le comunicazioni russe e la copertura radar. A questo seguirebbe un ricognizione aerea continua tramite AWACS e droni ad alta quota per confermare le posizioni.

Colpi di precisione a lungo raggio prenderebbero di mira le installazioni chiave: lanciamissili Iskander, nodi di difesa aerea e centri di comando della Flotta del Baltico. Le batterie HIMARS in Estonia e Polonia potrebbero disabilitare postazioni missilistiche fisse, mentre aerei tedeschi e statunitensi eseguirebbero missioni di soppressione successive. Le forze navali bloccherebbero il porto chiave di Baltiysk a Kaliningrad per impedire rinforzi. Nel frattempo, le unità di terra della NATO, già riposizionate vicino al Corridoio di Suwalki, avrebbero il compito di contenere ogni tentativo di sfondamento russo verso Polonia o Lituania. Questo è uno scenario ipotetico, ma ora viene attivamente esercitato, con ogni esercitazione sempre più vicina a una sequenza operativa reale.

In generale, la minaccia di Kaliningrad, che la Russia ha coltivato per due decenni, potrebbe ora ritorcersi contro di essa. L’Europa non minaccia più l’exclave come deterrente statico, ma come una vulnerabilità viva, che può essere monitorata, presa di mira e potenzialmente neutralizzata. Per il Cremlino, questo cambiamento comporta enormi rischi: perdere Kaliningrad non sarebbe solo un colpo strategico enorme, ma anche un crollo simbolico della postura avanzata russa in Europa. E per la NATO il messaggio è chiaro: l’era del contenimento passivo è finita.

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