L’Ucraina scatena missili: centrali elettriche in fiamme in tutta la Russia

Nov 14, 2025
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Oggi, le notizie più importanti arrivano dalla Federazione Russa.

Qui, per la prima volta, l’Ucraina ha lanciato un’offensiva missilistica coordinata contro la rete energetica russa, distruggendo grandi centrali termoelettriche. Dopo mesi di guerra dei droni, Kyiv è passata a colpi missilistici di precisione, un’escalation che ha lasciato intere città senza elettricità, riscaldamento o acqua, rivelando la fragilità della rete russa in un modo che i droni non avrebbero mai potuto ottenere.

Il colpo più significativo è avvenuto a Voronež, dove tre missili hanno colpito la centrale termoelettrica della città. Due missili hanno raggiunto il nuovo blocco caldaie, distruggendo generatori di vapore e turbine collegate ai moduli a gas LM-6000, mentre un altro missile ha perforato il tetto della sala turbine. Nel giro di pochi minuti, elettricità e riscaldamento sono crollati in diversi distretti, lasciando fuori uso oltre mille utenti industriali, inclusa la critica fabbrica chimica di Voronež. Il nuovo blocco energetico dell’impianto, completato nel 2019, era tra i più moderni della rete regionale russa. La sua distruzione dimostra che l’Ucraina può ora mettere fuori uso obiettivi nuovi e altamente efficienti, precedentemente considerati troppo protetti perché i droni potessero danneggiarli in modo efficace.

A Orel, l’attacco è stato altrettanto devastante, e poiché i residenti non hanno sentito il tipico ronzio dei droni, ma solo profonde e continue esplosioni che illuminavano il cielo, è apparso chiaro che l’attacco fosse stato condotto con missili da crociera. La centrale termoelettrica di Orel era già stata danneggiata dai droni all’inizio del mese, ma questa volta diverse sezioni sono state distrutte completamente. Secondo gli analisti, forniva circa il 40 percento dell’elettricità regionale e fino al 65 percento del riscaldamento centrale della città. Il bombardamento ha causato blackout diffusi e potrebbe aver disattivato definitivamente una delle sale turbine. Insieme, le due operazioni segnano la prima campagna deliberata dell’Ucraina con missili di precisione a lungo raggio contro il cuore del sistema energetico russo, una capacità trattenuta fino a ora.

Questo cambiamento segna un punto di svolta, poiché i missili modificano sia la scala sia il ritmo degli attacchi, e a differenza dei droni, che si basano sull’attrito e sullo sciame, i missili possono fornire potenza cinetica concentrata con precisione millimetrica, sopraffacendo le difese aeree locali prima che possano adattarsi. Viaggiano inoltre più rapidamente e colpiscono più duramente, spesso esplodendo con una forza sufficiente a distruggere infrastrutture rinforzate che i droni possono solo incendiare.

Se i droni si sono dimostrati convenienti, i missili offrono immediatezza, poiché un singolo colpo può eliminare un’intera unità di generazione, invece di disabilitare soltanto un trasformatore. In questo senso, l’uso dei missili da parte dell’Ucraina segnala fiducia nella propria capacità di sostenere una campagna strategica a intensità maggiore, una che mina direttamente l’economia di guerra russa paralizzandone la spina dorsale energetica.

Eppure, anche mentre Kyiv passa ai missili, l’efficacia continua delle sue operazioni con droni mostra quanto grave sia già diventata la situazione per la Russia. Se oggi i missili possono eliminare impianti a Voronež e Orel, basta considerare ciò che i soli droni hanno già ottenuto: blackout ripetuti a Belgorod, Brjansk e Kursk, incendi nelle sottostazioni ad alta tensione di Vladimir e Volgograd e interruzioni di corrente in Luhansk e Crimea sotto controllo russo.

A Belgorod, un attacco alla centrale termica Luch ha lasciato 20.000 residenti senza elettricità, facendo piombare la città nell’oscurità. A Vladimir, la gigantesca sottostazione da 750 kilovolt Vladimirskaya, una delle più potenti della Russia, è stata colpita di nuovo a poche settimane dalle riparazioni, dimostrando come l’Ucraina possa ripetutamente disabilitare nodi ad alta tensione più velocemente di quanto la Russia riesca a ripristinarli.

Lo schema si è ripetuto in tutto il Paese: attacchi di droni hanno incendiato la sottostazione T-25 a Taganrog, tagliando la corrente a più distretti, mentre esplosioni a Džankoj hanno colpito linee di trasmissione utilizzate dalle unità militari russe. A Volgorečensk, droni ucraini hanno colpito la centrale termica Kostroma GRES, la terza più potente della Russia, costringendo a spegnimenti d’emergenza. A Luhansk, droni kamikaze FP-1 hanno distrutto sei sottostazioni in una sola notte, lasciando le posizioni dell’esercito russo senza energia. Ognuno di questi attacchi aggiunge pressione su una rete che non ha più la ridondanza necessaria per reindirizzare l’elettricità. Nel giro di poche settimane, l’Ucraina ha fuso missili e droni in una strategia a due livelli: i missili per distruggere, i droni per destabilizzare. La produzione energetica sta crollando non per un evento catastrofico singolo, ma per centinaia di guasti sovrapposti. Gli analisti stimano che gli attacchi ucraini abbiano paralizzato un quarto della capacità di generazione russa.

Nel complesso, la decisione dell’Ucraina di scatenare missili contro la rete energetica russa rappresenta un’escalation decisiva, alla quale Mosca potrebbe avere difficoltà a rispondere. I bombardamenti su Voronež e Orel mostrano che anche gli impianti di nuova costruzione sono vulnerabili, mentre i continui raid di droni garantiscono una costante instabilità della rete. La Russia può tappare le falle, ma non abbastanza velocemente da impedirne di nuove. La guerra per il dominio energetico è entrata in una nuova fase, in cui l’Ucraina non si limita più a disturbare l’energia russa, ma la sta smantellando sistematicamente.

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