All’interno del raid di polizia più letale del Brasile che ha distrutto l’impero della droga di Rio

Nov 13, 2025
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Oggi, le notizie principali arrivano da Rio de Janeiro.

All’alba, Rio de Janeiro è stata travolta dalla violenza, con raffiche di colpi d’arma da fuoco che riecheggiavano nei quartieri densamente popolati e colonne di fumo che si alzavano sopra le favelas.

Ciò che inizialmente sembrava una semplice escalation di violenza tra bande criminali si è presto rivelato una delle operazioni di polizia più grandi e letali nella storia del Brasile.

Lo scontro è scoppiato il 29 ottobre, quando la polizia ha lanciato un massiccio blitz contro la gang di droga più potente di Rio, il Comando Rosso, nei complessi delle favelas vicino a una cava abbandonata. L’operazione ha mobilitato circa 2.500 poliziotti e soldati, con veicoli blindati ed elicotteri schierati per mettere in sicurezza l’area e fornire supporto. I combattimenti sono stati immediati e feroci, estendendosi attraverso vicoli stretti e fino alle colline boscose vicine, e nella prima ora si è registrata la morte di almeno 60 persone, numero destinato a crescere drasticamente entro la fine della giornata. Le strade erano ricoperte di detriti, le abitazioni crivellate di proiettili e i residenti intrappolati in casa mentre polizia e bande si scambiavano intensi colpi d’arma automatica.

Secondo dichiarazioni ufficiali, l’operazione era stata pianificata per mesi, con l’obiettivo di smantellare le roccaforti consolidate del Comando Rosso che a lungo avevano resistito all’ingresso della polizia. Le informazioni raccolte tramite sorveglianza, informatori e comunicazioni intercettate indicavano che i leader della gang operavano nella regione di Penha, coordinando rotte di traffico e reti di estorsione locali. Il fattore scatenante immediato è stato un’ondata di violenza all’inizio della settimana, inclusi attacchi a pattuglie di polizia e segnalazioni di membri della gang che imponevano lockdown forzati sui quartieri, spingendo le autorità statali a anticipare l’operazione.

Sebbene l’offensiva sia sembrata improvvisa, faceva parte di una strategia più ampia, pre-approvata, contro il narcotraffico, progettata per costringere le unità della gang a muoversi in terreni aperti dove le divisioni di polizia d’élite potevano neutralizzarle. Il comando della polizia ha strutturato l’operazione attorno a cerchi di contenimento, coordinando diversi rami delle forze di sicurezza di Rio sotto un unico piano. Veicoli blindati della polizia militare hanno avanzato per le strade strette del complesso di Penha, liberando vie di accesso e bloccando le uscite, mentre il Bope, unità d’élite della polizia per operazioni speciali, ha posizionato piccoli team d’assalto sulle colline circostanti e sulle vie di fuga boscose.

Il blitz è stato lanciato nelle ore precedenti l’alba per cogliere i membri della gang mentre la maggior parte era ancora nelle loro abitazioni, tattica comune per limitare resistenza e confusione. Una volta iniziati i movimenti all’interno delle favelas, la polizia mirava a convogliare i sospetti fuori dal fitto tessuto urbano verso zone d’imboscata predefinite, sulla collina boscosa della cava, dove i team nascosti del Bope potevano intercettarli con precisione letale.

Per anni, le gang di Rio avevano fatto affidamento sui civili come scudi umani, occupando case e tetti per scoraggiare il fuoco della polizia.

Ma una volta costretti in terreni aperti, quel vantaggio scompariva completamente. Circondati ed esposti, i combattenti subirono perdite schiaccianti; oltre 130 furono uccisi e decine catturati, mentre solo quattro poliziotti morirono negli scontri.

A differenza dei famigerati cartelli messicani, le gang di Rio mancano di struttura, addestramento e disciplina, dipendendo invece dall’intimidazione e dal labirinto delle favelas per sopravvivere. Quando vengono costrette fuori da quell’ambiente e in campo aperto, la loro coesione tattica crolla completamente, producendo un esito a senso unico come quello osservato, con un rapporto di uccisioni e catture di 50 a 1 a favore delle forze di sicurezza di Rio.

Entro la fine della giornata, la struttura di comando del Comando Rosso nei complessi delle favelas era stata distrutta. La polizia ha sequestrato armi, radio e quantità significative di narcotici. I giornalisti di Reuters hanno descritto intere strade piene di corpi trascinati dalla foresta, definendo l’operazione la più letale della storia del Brasile.

Il governo ha celebrato la missione come una vittoria decisiva contro la criminalità organizzata, sebbene gruppi per i diritti umani abbiano richiesto indagini su possibili uccisioni illegali. I residenti hanno riportato che i colpi d’arma da fuoco sono continuati fino a tarda notte, ma al mattino le favelas erano sotto pieno controllo della polizia e i lockdown imposti dalla gang nei quartieri erano stati revocati.

Nel complesso, l’operazione di polizia a Rio ha dimostrato l’evoluzione delle forze di sicurezza brasiliane, da un approccio reattivo a uno coordinato in stile militare. Modellando il terreno, isolando le gang e usando tecnologia e pianificazione per controllare il ritmo dello scontro, la polizia ha ottenuto un dominio tattico schiacciante. Il successo dell’operazione, tuttavia, è costato caro in termini umani, con sospetti crescenti di vittime civili e domande sulla proporzionalità dell’uso della forza. Nonostante ciò, agli occhi delle autorità brasiliane, l’assalto a Penha segna un punto di svolta, dimostrando che attraverso precisione, coordinamento e adattabilità, lo Stato può finalmente affrontare le reti criminali di Rio secondo le proprie condizioni.

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